Il Serpente Regolo, Basilisco nostrano - Storie di folklore italiane

 Salve a tutt* e bentrovat* nel nuovo articolo della rubrica dell’Eco del Tolero dedicata alle storie di Folklore in Italia (QUI trovatel’articolo introduttivo).


“Stete sempre all'erta
quannu annate p'à campagna
perchè s'ensinua in ogni buciu
a covà l'odio versu l'omini
e quannu scappa fori
ce tè l'occhi come a brace,
è tuttu niru come a pece
e se llù chiami pé nome se 'ncazza veramente
e te perseguiterà pé sempre,
finu a che nun diventi mattu de capoccia
'nsieme a tutti quanti i parenti tei.


(Ratti della Sabina – La Tarantella del Serpente)

A qualcuno forse saranno note le parole di questa canzone, ma conoscete la ricca leggenda che vi si cela dietro?



Quella del Serpente Regolo è una storia tanto remota da risalire addirittura all’epoca degli antichi romani, dai più perfino dimenticata con l’abbandono delle campagne nel dopoguerra, che nasce nel centro Italia, tra le vette e le vallate dell’Appennino. E’ una creatura sinistra e pericolosa, che abita gli anfratti più oscuri dei boschi. Se viene nominato o disturbato si insidia nella mente dell’uomo portandolo alla pazzia, memore del rancore verso il genere umano che lo ha reso quello che è.
Perché, ebbene, qual è l’origine del Regolo? Come nasce?
Purtroppo non c’è una risposta univoca e la regionalità la fa da padrona nella descrizione della genesi di questa creatura: secondo alcuni è una vipera che è stata tagliata a metà e ha continuato a crescere e crescere fino a raggiungere dimensioni ragguardevoli ( si parla di testa grossa come quella di un bambino), diventando vendicativa al punto da portare malasorte non solo a chi l’ha mutilata, ma a tutti quelli che la incontrano o ne pronunciano il nome. Secondo altre credenze diventa un Regolo la vipera che supera i cento anni di età.
Altre tradizioni parlano del Regolo in termini di grosso rettile con squame luminose e piccole ali (Toscana), altre di un serpente a due teste che abita le campagne (Foligno), a Otricoli si dice che abiti la “grotta degli scudi” e protegga un grande tesoro.
In Romagna viene fatto assomigliare a un piccolo drago e in alcune zona gli si attribuisce la testa di un gatto.




Più realisticamente si pensa che il Regolo in realtà sia la latinizzazione del Basilisco, con cui condivide il significato del nome ( “piccolo Re”), il fatto di portare iattura se nominato e di agire sulla mente dell’uomo.
Tuttavia il Regolo non ha gli stessi poteri del Basilisco, probabilmente per via diverso uso cui serviva questa leggenda: il timore più grande per gli abitanti dell’Appennino, per molti secoli, è stato quello di poter perdere il bestiame. Questo avrebbe costituito un immenso danno economico.
Ed è per questo che potrebbe essere nato lo “spauracchio” del serpente Regolo, infatti incontrarlo avrebbe portato all’essere ipnotizzati, quindi addormentati (e questo, ad esempio, per un pastore di tre o quattro o cinquecento anni fa si sarebbe tradotto nel perdere le pecore, o farsele rubare); altra cosa che si dice del Regolo era quella di prosciugare il latte delle vacche, o addirittura delle neomamme.

Questo particolare mi ha portato alla mente un personalissimo ricordo d’infanzia che finalmente grazie a questa ricerca è stato svelato: quando ero molto piccola le nonne di paese raccomandavano alle donne che avevano da poco dato alla luce un pargoletto di tenere sempre le finestre chiuse, altrimenti sarebbero state colpite dal “serpente del latte”. Quindi se anche a voi è capitato di sentire qualche avvisaglia del genere, ecco spiegata la sua origine.
Forse il fatto di pensare a un serpente che potesse suggere il latte alle donne o al bestiame (oltre a ricordarci, tristemente, come fino a qualche decina di anni fa l’accomunare le due cose fosse perfettamente giustificabile) poteva servire a spiegare la stessa mancanza di latte. A quel punto non era la neomamma (o la mucca) ad avere qualcosa di strano, ma ecco pronta la spiegazione magico-tradizionale.

Dalla mia personale, e minuscola, esperienza, ho potuto notare come spesso le leggende, le storie che ci raccontavano i nonni, i miti, servivano proprio come strumento paideutico, educativo.

Il terrore verso il serpente Regolo era tanto che sono stati costruiti dei luoghi di culto nelle zone che si riteneva abitasse, successivamente trasformati in chiese, come ad esempio Santa Maria in Regola a Imola ( o chiese che hanno “In Regola” nel nome - fonte qui e in basso)

  


Voi avete mai sentito questa leggenda? Ma soprattutto, credete a questo strano serpente di cui è bene non pronunciare il nome?
Non saprei dire, ma nel dubbio darei ascolto al consiglio dei Ratti della Sabina.

"Oddio! L'ho numinatu, mò che mme succederà?
Lu nome seu nun toccherebbe pronunciallu mai.
Mò spero, solamente, che la sorte sia clemente.
Nnù frattempu cantemo e ballemoce
 senza pensacce à tarantella,

à tarantella dù serpente."
-Ratti della Sabina, Tarantella del Serpente




Per questo post è tutto, spero vogliate raccontare le vostre esperienze nella sezione commenti oppure mandando una mail a red.ecodeltolero@gmail.com per suggerire storie, darci consigli e tanto altro ancora.
Alla prossima,
Giorgia.

FONTI
https://it.wikipedia.org/wiki/Serpente_regolo
https://cronachedelritorno.wordpress.com/tag/serpente-regolo/
https://www.ilfederico.com/serpente-regolo/


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